Restauri

L’impegno continuo per conservare il Mammut

1954-1960

Al momento del ritrovamento le ossa erano fragili: furono pulite dalla sabbia, consolidate con silicato di sodio e inglobate in tessuto e gesso per poter essere trasportate in sicurezza (149 ossa divise in 8 casse) presso l’istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università̀ di Roma. Essendo le ossa del cranio deboli si decise di segare la zanna. Queste operazioni condotte da A. M. Maccagno, permisero il salvataggio dello scheletro. Il restauro durò un anno e mezzo: le ossa furono armate con tubi di ferro, le parti mancanti ricostruite.

 

Documentazione fotografica tratta da Angiola Maria Maccagno, Relazione sulla tecnica di scavo, restauro e montaggio dell’elefante fossile rinvenuto presso l’Aquila, in “Annuario delle Istituzioni di Alta Cultura sorte nella città dell’Aquila dal 1918 al 1957”, Vol. II., Istituto Grafico Tiberino, Roma 1958.

1987-1991

Alcuni frammenti di scheletro si distaccarono alla fine degli anni ’80; la parte interna delle ossa si stava polverizzando. Si intervenne di nuovo sullo scheletro: cranio e bacino furono restaurati sul posto, le altre ossa presso il Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università̀ di Firenze. Si decise di ricostruire una parte di mandibola e di inserire una copia della zanna più leggera, fatta con resine epossidiche e poliuretano espanso, mentre quella originale fu esposta sulla pedana.

2013-2015

Il sisma del 2009 non ha danneggiato in modo serio lo scheletro; alcune ossa presentavano lesioni. Il restauro, finanziato dalla Guardia di Finanza, fu fatto direttamente nel Bastione con lo smontaggio dello scheletro, l’alloggiamento di cranio e bacino su supporti in acciaio, la pulitura e rimozione del vecchio protettivo e delle stuccature in eccesso dei contatti fra ossa originali e integrazioni, un nuovo consolidamento superficiale e strutturale e la stuccatura e colorazione delle parti ricostruite.

Il restauro ha permesso nuove indagini e la correzione di alcune ricostruzioni, in particolare per il cranio, dove si sono studiate porzioni di osso originale che non si vedevano perché coperte dalle integrazioni degli anni ’50 e alcune lesioni. La parte ricostruita del cranio è stata rimodellata in modo più accurato in base alle nuove scoperte.

Studio delle deformazioni e vibrazioni dello scheletro e della struttura di sostegno per effetto delle spinte sismiche. In grigio scuro la sagoma deformata.