Da venerdì 13 dicembre il MuNDA mostra la sua ultima acquisizione, il Trittico Dragonetti De Torres, opera del pittore Antoniazzo Romano (1453/40-1508) e di un suo collaboratore, raffigurante la Madonna col Bambino in trono tra i Santi Giovanni Battista e Maria Maddalena, eseguito intorno al 1490.
Realizzato probabilmente come immagine per la devozione privata, o come pala d’altare destinata ad abbellire la cappella gentilizia di una chiesa, viene citato per la prima volta da Luigi Serra nel 1912 nella collezione aquilana dei marchesi Dragonetti, collocato al primo piano del palazzo Antonelli Dragonetti De Torres in Via Roio a L’Aquila. Il Trittico si trovava fino alla metà degli anni Trenta del Novecento nel cosiddetto ‘Museo Dragonetti’ e fu assegnato ad Antoniazzo dagli storici dell’arte Bernard Berenson e Raimond van Marle. Esposto nel 1938 alla mostra dedicata a Melozzo da Forlì nell’omonima città romagnola, fu conservato nella dimora romana della famiglia, ma presto se ne persero le tracce.
Dipinto a tempera su tavola, con dimensioni importanti – cm. 129,5 × 164,1 –, il Trittico ritorna all’Aquila dopo un’assenza durata quasi un secolo. I segni delle numerose vicissitudini sono rintracciabili nella perdita della carpenteria lignea originale e nel ritaglio dei tre pannelli che, eseguito in epoca remota, ha causato la rimozione della parte superiore del trono della Vergine e della porzione inferiore del fregio che corre sotto i piedi dei personaggi.
Il Trittico ritrova il suo posto nel patrimonio artistico cittadino grazie all’ingresso nelle collezioni del Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila, che restituisce oggi con orgoglio un’opera intimamente legata al territorio aquilano, come traspare dalle parole della direttrice, Federica Zalabra:
“L’attività principale di un museo di territorio come il nostro è farsi interprete del racconto del patrimonio artistico di riferimento grazie ad opere che ne narrino le vicende e la storia. L’ingresso di quest’opera nelle collezioni del Museo Nazionale d’Abruzzo mette a disposizione del pubblico e dona alla città quanto un tempo era custodito a L’Aquila in un luogo privato e inaccessibile e sottolinea il ruolo del museo come casa della cultura dell’intera regione”.
L’AUTORE DEL TRITTICO – Antonio Aquili, detto Antoniazzo Romano (1453/40-1508), è certamente la figura più rilevante dell’arte del Quattrocento romano, protagonista indiscusso della pittura in area laziale per tutta la seconda metà del XV secolo. Artista estremamente prolifico di opere mobili su tavola, frescante e autore di scenografie teatrali, Antoniazzo contribuisce ad ammodernare il linguaggio artistico contemporaneo e a traghettare lo stile verso forme e modelli più marcatamente rinascimentali. Proveniente da una famiglia di pittori attivi nell’Urbe, Antonio è a capo di una fiorente bottega frequentata da un gran numero di lavoranti e seguaci, ed è influenzato dalle novità provenienti dall’area fiorentina, a lui note grazie alle opere romane di pittori come Beato Angelico e Benozzo Gozzoli, e dalla rivoluzione luministica di Piero della Francesca. La sua arte si accosta pian piano agli esiti raffinati ed eleganti di Domenico Ghirlandaio, momento dei più alti di tutta la sua vasta produzione artistica, fino a stringere un sodalizio con il pittore Melozzo da Forlì con il quale lavora a una importante commissione in Vaticano. La sua carriera è costellata di incontri e collaborazioni importanti all’ombra dei grandi cantieri della storia dell’arte romana del Quattrocento, primo fra tutti quello della Sistina, che lo mettono in contatto con le novità dell’arte umbra di Perugino, di Pinturicchio e, non ultimo, di Pier Matteo d’Amelia.
Antoniazzo Romano e collaboratore
tempera su tavola