Coperchio di urna cineraria in pietra
con serpente attorcigliato
Pietra calcarea
Fine I sec. a.C. – inizi I sec. d.C.
Proveniente da Amiternum, L’Aquila
Rilievo con corteo funebre
Pietra calcarea
Fine I sec. a.C. – inizi I sec. d.C.
Proveniente da Amiternum, L’Aquila
Il Medioevo abruzzese (sala B) è documentato da un’eccezionale collezione di Madonne, che per ricchezza e qualità artistica ha ben pochi confronti in campo nazionale e internazionale: alcune rarissime e preziose icone dipinte duecentesche (Madonna “de Ambro”, Madonna di Sivignano, Madonna di Montereale), e numerose sculture in legno; maestose e sacrali quelle di cultura romanico-bizantina, risalenti al Millecento e Milleduecento (Madonna di Lettopalena, Madonna delle Concanelle); slanciate e flessuose quelle trecentesche, che rivelano nella dolcezza del volto e nella raffinatezza delle linee la spiritualità e la grazia della nuova arte gotica (Madonna di Fossa, Madonna di San Silvestro).
È raffigurato il trasporto del corpo della Vergine nella Valle di Giosafat. La Madonna è attorniata dagli apostoli tra i quali Giovanni Evangelista che tiene in mano la palma del Paradiso datagli, secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, dalla Vergine stessa poco prima del trapasso.
Alle loro spalle tre angeli sorreggono gli strumenti necessari alle celebrazioni funebri: la navicella per l’incenso, i turiboli e il secchiello per l’acqua santa. Sulla destra Cristo che sorregge l’animula(anima) della Vergine intenta a mostrare la cintola a Tommaso. Inginocchiati ai lati del feretro alcuni santi francescani: Francesco e Ludovico da Tolosa e, probabilmente, Elisabetta e Antonio da Padova. In basso due episodi tratti dai vangeli apocrifi: l’Arcangelo Michele taglia le mani di Gefonia che aveva osato gettare a terra il feretro di Maria, e a Ruben si seccano le mani per aver desiderato di fare lo stesso.
Non si hanno notizie sull’originaria collocazione dell’opera e sul suo committente. L’ipotesi è che provenga dalla chiesa di San Francesco a Teramo. Forse il committente fu Bernardo di Tommaso da Melatino, esponente di una delle famiglie più importanti della città che rivestì numerosi incarichi politici e il cui palazzo sorgeva accanto alla chiesa. A lui potrebbe far riferimento il santo all’estrema sinistra, identificato come Ivo di Bretagna, protettore degli uomini di legge.
Il Quattrocento (sala C) si apre con smaglianti pitture su fondo d’oro zecchino: tra esse il Trittico di Beffi (1410-1415), attribuito al teramano Leonardo di Sabino. Testimonianze del primo Rinascimento abruzzese sono i dipinti di Andrea Delitio e le sculture lignee di Giovanni di Biasuccio e Silvestro dell’Aquila (San Sebastiano, 1478). Tra i dipinti di soggetto e committenza francescana (sala D) spicca il polittico raffigurante San Giovanni da Capestrano e storie della sua vita, opera di un ignoto maestro dalla complessa cultura, cui si attribuisce anche il dipinto raffigurante San Francesco riceve le stimmate.
La tavola centrale, cuspidata, reca la Madonna con Bambino in trono e angeli. In quella di sinistra è la Natività di Gesù, concepita con un percorso narrativo verticale dall’alto verso il basso, a partire dall’Annuncio ai pastori nella sezione superiore, l’Adorazione di Gesù nel mezzo e il Bagnetto di Gesù nella parte inferiore; in quest’ultima scena è inoltre presente un personaggio estraneo al presepe, posto in adorazione di Gesù e con le spalle rivolte, inspiegabilmente, alla tavola centrale. La tavola di destra — anch’essa con percorso narrativo verticale, ma inverso rispetto alla gemella, cioè dal basso verso l’alto — presenta i Funerali della Madonna, con raffigurato in primo piano l’ebreo Ruben, protagonista di un brano dei vangeli apocrifi; a conclusione dell’opera è il tondo nella parte superiore destra, che rappresenta l’Incoronazione di Maria Vergine.
San Bernardino da Siena
Sano di Pietro
Post 1450
Tempera su tavola
Proveniente dal Convento di San Giovanni da Capestrano, Capestrano (AQ)
San Francesco
Giacomo da Campli
Seconda metà del secolo XV
Tempera su tavola
Proveniente dal Convento di San Giuliano, L’Aquila
San Sebastiano
1478
Silvestro di Giacomo di Paolo da Sulmona detto Silvestro dell’Aquila
Legno intagliato e dipinto
Reca l’iscrizione:
“HOC OPUS FECIT FIERI D. DOMINICUS\ ANTONII DE (CAPRINIS) DE AQUILA 1478”
Proveniente dalla Chiesa di Santa Maria del Soccorso, L’Aquila
Nel Cinquecento (sala E) emerge l’originalissima personalità di Saturnino Gatti, recentemente rinosciuto tra le figure di primo piano del Rinascimento italiano.
Di questo artista il Museo espone due dipinti su tavola (Madonna degli Angeli, 1505; Madonna del Rosario, 1511) e diverse sculture in terracotta (Presepe di Tione e Sant’Antonio Abate, 1512), salvate dal terremoto e mirabilmente restaurate.
Nella pala è raffigurato il momento dell’incontro della Sacra Famiglia con Giovannino e i suoi genitori.
In primo piano sulla sinistra, la Madonna tiene in braccio Gesù Bambino, mentre sulla destra Elisabetta stringe il suo Battista che si sostiene sul ginocchio di lei. Ai piedi del Giovannino è poggiato il suo cartiglio che reca la scritta ‘Ecce Agnus Dei Ecce Qui (Tollit Pec)cata (Mundi)’ (Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi).
Al centro della tavola, le braccia protese dei due infanti – quasi a sfiorarsi le dita – suggellano la sacralità dell’incontro.
Alle spalle del gruppo in primo piano, vi sono tre figure in piedi: a sinistra, il padre di Giovannino, Zaccaria, è rivolto verso Giuseppe, il quale partecipa con vigorosa gestualità all’evento, mentre di lato sulla destra, la domestica con in mano due colombe e nell’altra un fiasco, assiste all’incontro delle due famiglie.
La riunione avviene in un interno connotato da elementi architettonici dal gusto classicheggiante: un arco decorato da semicolonne scanalate apre la scena ad un paesaggio in lontananza.
L’episodio, assente sia nel Nuovo Testamento che nei Vangeli Apocrifi, è narrato per la prima volta nella compilazione tramandata sotto il titolo di Meditationes vitae Christi attribuita nella sua stesura definitiva a Giovanni de’ Cauli (vissuto nel XIV secolo).
Il percorso di visita prosegue nella sala F, dove sono esposte le tele di importanti maestri del Seicento: Mattia Preti, Bernardo Cavallino, Jusepe de Ribera, Andrea Vaccaro, Massimo Stanzione.
Nata solo di recente, la sezione va ingrandendosi gradualmente grazie ad una mirata campagna di acquisizioni volta a valorizzare il ruolo di primo piano che l’Abruzzo ha avuto nel panorama dell’arte italiana a cavallo dei due secoli con una particolare attenzione alle diverse declinazioni che il linguaggio veristico ha avuto in questa regione.