La lavandaia

Pasquale Celommi (Montepagano 1851 – Roseto degli Abruzzi 1928)


Pasquale Celommi (Montepagano 1851 – Roseto degli Abruzzi 1928)

La lavandaia

1885-1888

Olio su tela

106×64 cm

Come in posa davanti ad un obiettivo, Celommi ha qui rappresentato la modella di tante altre sue opere vestita come una lavandaia. China su una tinozza colma d’acqua, con le mani che premono il panno insaponato sulla pretola, ella guarda serena e sorridente verso l’osservatore.
Lontano dai temi sociali e dagli accenti drammatici di Patini, quello di Celommi appare come un verismo idilliaco e pacato che si avvale di una straordinaria capacità tecnica nell’uso del colore, reso sempre con tonalità scure e steso con pennellate pastose.
La lavandaia, tra i dipinti che più lo resero famoso, ben esemplifica queste caratteristiche, non ultima la forza di penetrazione del dettaglio che conduce spesso Celommi verso l’analisi del particolare nel particolare.
Ecco allora, in una sorta di esercizio virtuosistico, l’indugiare dell’artista sul muro scrostato dello sfondo della rappresentazione, sulle mani gonfie e bagnate della lavandaia, sugli anelli d’oro che luccicano all’anulare destro; e ancora, il soffermarsi compiaciuto sugli “sciacquajje” – gli orecchini a cerchio con pendente interno – sulla collana di corallo, sul merletto della camicia e sulla fantasia di fiori dello scialle.
Presentato con grande successo di pubblico all’Esposizione Operaia di Teramo del 1888 e poi alla Colombiade di Genova del 1892, il quadro andò in seguito disperso fino a quando nel 2003 fu rinvenuto a San Paolo del Brasile. Dal 2007 è entrato a far parte delle Collezioni del Museo Nazionale d’Abruzzo.

Provenienza

Collezione privata

Inventario

OPS 2257

Collocazione

Sala G

Crediti fotografici:

MuNDA – Museo Nazionale d’Abruzzo, L'Aquila; ph. Roberto Sigismondi

Tags:

Ottocento