Madonna col Bambino

Ambito umbro-abruzzese


Madonna col Bambino

Legno scolpito e dipinto

128×37×15 cm

Originariamente parte di un tabernacolo richiudibile mediante sportelli dipinti oggi perduti, la Madonna col Bambino del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo è ritratta assisa su uno scranno in posizione ieratica e frontale, mentre con il braccio sinistro sorregge il Bambino benedicente. L’esemplare, databile intorno alla metà del XIV secolo, è opera di un artista di area umbro-abruzzese e si caratterizza per uno spiccato espressionismo delle fisionomie, figlio indubbiamente di un retaggio ancora tardo duecentesco. Nel corso del XV secolo le fattezze originali sono state nascoste da vere e proprie maschere in cartapesta dipinta, realizzate verosimilmente come aggiornamento delle fisionomie dei soggetti ritratti, rispondendo a esigenze di adeguamento stilistico e del gusto dell’epoca. I volti della Madonna e del Bambino sono stati liberati dalle due maschere solamente a seguito di un intervento di restauro condotto dall’Istituto Centrale per il Restauro nel 1987.

Dell’originaria struttura dell’edicola resta solamente il dossale cuspidato ornato con cerchi crociati dipinti, e la pedana decorata con archetti trilobati intervallati da trafori a trifoglio. Concepita più come una tavola a rilievo che come una vera e propria scultura tridimensionale, la statua rientra nella tradizione delle raffigurazioni mariane in trono con il bambino in braccio, collocate all’interno di edicole e destinate alla decorazione degli altari. Tale tipologia di manufatti lignei è tipica della produzione artistica dell’Italia centrale, e ha avuto una particolare fortuna e diffusione in Abruzzo nel Medioevo, probabilmente anche per la presenza di botteghe specializzate in tutte le fasi della loro esecuzione, dall’intaglio alla decorazione pittorica.

La scultura, che è stata acquistata dal Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo nel 1928 dall’arciprete del piccolo centro di Nespolo Sabino, comune alla periferia sud della provincia di Rieti, confinante con la provincia dell’Aquila, presenta infatti molte affinità con sculture del medesimo tipo conservate nella collezione del Museo Nazionale d’Abruzzo, testimonianza tangibile di un periodo di grande fervore artistico della regione tra il XII e il XIV secolo. Tra queste le relazioni più significative si rintracciano segnatamente con la Madonna con il Bambino lignea proveniente dalla Chiesa di Santa Maria di Picenze (AQ), oggi custodita all’interno del percorso espositivo del Museo Nazionale d’Abruzzo, e altresì con gli esemplari sempre lignei provenienti dalla Chiesa di Sant’Agostino di Penne (PE) e dal Municipio di Pizzoli (AQ), tutti ascrivibili in un periodo che va dalla metà del XIII alla metà del XIV secolo.

Queste opere, caratterizzate da una sorprendente intensità espressiva, riflettono il profondo legame tra la devozione mariana e le tradizioni locali, spesso intrecciate con antichi culti pagani legati alla fertilità. Le Madonne lignee abruzzesi rappresentano l’iconografia della sedes sapientiae, cioè la Vergine in trono con il Bambino benedicente. La loro esposizione permette di riscoprire non solo la raffinatezza artistica di questi capolavori, ma anche il loro significato teologico e culturale, che ha avuto un ruolo cruciale nella vita religiosa e sociale delle comunità abruzzesi.

Provenienza

Nespolo Sabino (Rieti), Chiesa di Santa Maria

Inventario

CSA IV/553

Collocazione

In deposito presso il Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila