Il Museo Nazionale d’Abruzzo – L’Aquila, ai sensi del D.M. 53 del 9 febbraio 2024 Modifiche al decreto ministeriale 23 dicembre 2014, recante “Organizzazione e funzionamento dei musei statali” e del D.P.C.M. n. 57 del 15 marzo 2024 recante “Regolamento di organizzazione del Ministero della Cultura, degli uffici di diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della performance”, ha recentemente acquisito il Parco archeologico di Amiternum, costituito dalle zone del Teatro e dell’Anfiteatro con due ingressi distinti, separate dalla viabilità odierna e dal percorso del fiume Aterno.
La zona dove oggi sorge il sito di Amiternum può vantare una frequentazione molto antica, grazie al ritrovamento di tracce risalenti fino al Neolitico. Gli scavi condotti nelle vicinanze e le fonti storiche ci indicano che, nel corso dell’età del ferro, questo territorio era abitato dai Sabini, che avevano creato dei villaggi fortificati sparsi lungo le alture collinari in modo da poter controllare i valichi di passaggio e proteggere il bestiame in caso di pericolo. Uno dei più importanti corrispondeva all’odierno paese di S. Vittorino, a sud-est dell’area archeologica attuale, che alcuni identificano ipoteticamente nell’antico insediamento di Testruna, citato dalle fonti antiche. Recenti scavi hanno permesso di accertare l’esistenza di tombe ed edifici risalenti al VII sec. a.C. nei pressi della chiesa di S. Vittorino, dove sono stati ritrovati anche dei frammenti di un vaso che riportano un raro graffito scritto nell’antica lingua paleosabellica parlata all’epoca.
L’area amiternina veniva considerata anticamente come il punto di partenza di una serie di migrazioni organizzate (ver sacrum) che portarono, nel corso del tempo, all’occupazione dei territori limitrofi e alla nascita di nuove popolazioni italiche, come i Piceni nelle Marche e i Sanniti in Molise e Irpinia.
In seguito alla conquista romana del territorio, consolidata nel 290 a.C. dal console M. Curio Dentato, la gestione del territorio fu organizzata nella forma della praefectura, in quanto ogni anno veniva inviato da Roma un magistrato (praefectus) che aveva l’incarico di amministrare la giustizia.
La principale fonte economica era rappresentata dall’allevamento e dalla posizione strategica lungo i percorsi della transumanza, con lo spostamento delle greggi verso la Puglia in inverno e il loro ritorno in estate.
In epoca repubblicana venne promossa l’agricoltura e si andò sviluppando la città di Amiternum, organizzata lungo il percorso della via Caecilia (II sec. a.C.) sulla pianura lungo le sponde del fiume Aterno.
La nuova città conobbe una fase di crescita e monumentalizzazione, che portò alla costruzione del teatro prima (età augustea) e dell’anfiteatro poi (fine I sec. d.C.), oltre a templi ed altri edifici riccamente decorati. Ulteriori interventi di abbellimento e restauro sono attestati nel corso dell’età imperiale fino al IV secolo, quando si manifestarono chiari segni di decadenza, con il progressivo abbandono dell’area urbana e l’inizio delle attività di spoliazione al fine di reimpiegare materiale edilizio.
Con il crollo dell’impero e l’arrivo delle popolazioni barbariche, sugli antichi monumenti vennero impiantate delle capanne e, in epoca altomedievale, dei cimiteri. La pianura di Amiternum assunse un aspetto sempre più rurale e parte degli abitanti si insediò nei pressi della basilica di S. Maria, costruita nelle vicinanze dell’anfiteatro. Nel XIII secolo, la fondazione dell’Aquila a breve distanza comportò il definitivo abbandono del sito a favore della nuova città.
Per informazioni
Tel: 0862/28420
e-mail: mn-abr@cultura.gov.it
Ingresso gratuito
L’anfiteatro, uno dei monumenti più importanti dell’antica Amiternum, si trova in una zona pianeggiante non lontana dalla via Caecilia e dagli altri edifici pubblici. La sua funzione era quella di ospitare spettacoli per l’intrattenimento della popolazione locale, in particolare i celebri giochi gladiatori e le cacce. Costruito nella seconda metà del I sec. d.C., accoglieva tra i 3.300 e i 4.800 spettatori. La struttura forma un’ellisse di 78 x 62 m e conserva gli archi e le volte che sostenevano le gradinate destinate al pubblico. Sono ancora ben riconoscibili l’arena, la galleria anulare a ridosso del muro del podio e il corridoio esterno, del quale si conservano i resti dei pilastri.
La caratteristica peculiare di questo edificio consiste nel fatto che, in seguito a problemi statici, fu necessario già in antico provvedere a importanti lavori di consolidamento della parte settentrionale, che ne alterarono i percorsi interni.
Di grande interesse è stato il ritrovamento, grazie a moderne ricerche, di un altro anfiteatro non molto distante, in una zona a est della via Caecilia, appartenente a un momento precedente e rimasto incompleto a causa di problemi strutturali.
Edificio a peristilio
La struttura oggi visibile nelle immediate vicinanze dell’anfiteatro è riferibile a un edificio scavato parzialmente negli anni Sessata e Settanta e organizzato intorno a un peristilio centrale, vale a dire un cortile sul quale si aprono diversi ambienti. Fu costruito nel I sec. d.C., nello stesso periodo dell’anfiteatro. L’edificio venne abbandonato a causa di un incendio, come documentano i resti con tracce di bruciatura. Era decorato con affreschi che riproducevano finti scomparti in marmo e aveva pavimenti in mosaico con decorazioni geometriche. Non sappiamo quale fosse la sua funzione, sicuramente di natura pubblica: forse era la sede di un mercato, o la sede di una scuola per gladiatori, vista la vicinanza dell’anfiteatro, o comunque un edificio di natura pubblica (domus publica).
Parco Archeologico di Amiternum, Anfiteatro Romano
SS80, 13, 67100 Cermone AQ
Nel corso della prima età augustea (fine I sec. a.C.) Amiternum conobbe una fase di riorganizzazione e monumentalizzazione che portò alla costruzione di nuovi edifici pubblici, tra i quali spicca il teatro. La struttura venne realizzata a est dell’antica via Caecilia, sfruttando il pendio di una collina e sostituendo edifici precedenti, forse di carattere residenziale. Ad oggi si conservano ancora, in parte, le gradinate riservate al pubblico e il palcoscenico, che era dotato di un sipario sorretto da un’impalcatura lignea, forse in grado di scorrere orizzontalmente, come sarebbe dimostrato dalla presenza delle camere di manovra alle due estremità. La ricca decorazione scultorea è attestata dal ritrovamento di una statua di Ercole e di alcune maschere in marmo. Durante la prima età imperiale a ridosso del palcoscenico venne costruita una grande piscina (natatio). Il teatro rimase in uso fino al IV secolo, quando la crisi che attraversava l’impero si rese evidente anche ad Amiternum con i primi interventi di recupero di materiale edilizio per finalità di reimpiego. In epoca altomedievale, con la progressiva ruralizzazione del paesaggio, l’area del teatro, ormai in buona parte interrata, venne occupata da capanne lignee e poi da una necropoli, mentre nel XIII-XIV secolo fu realizzata una strada in terra battuta per agevolare lo svolgimento delle attività di spoliazione.
Il teatro romano si trova a 1k dalla zona dell’Anfiteatro, SS80 Dir, 67100 L’Aquila AQ