Mostra a cura di Federica Zalabra e Paolo Muzi
La piccola esposizione è incentrata sui tre dipinti del pittore presenti nelle collezioni del Museo posti in dialogo con alcune opere e diversi documenti inediti, gentilmente concessi in prestito dagli eredi del pittore.
L’esposizione pone l’accento sull’attività di Muzi negli anni Sessanta, un periodo di intenso studio e di riflessione politica e sociale particolarmente fervido del percorso del pittore e caratterizzato da interessanti sperimentazioni nell’ambito dell’Informale e della Pop art.
1915: Fulvio Muzi nasce il 17 gennaio all’Aquila da famiglia artigiana che contribuisce ad avvicinarlo all’arte
1935: all’età di vent’anni vince il suo primo premio con Autoritratto, opera presentata alla Seconda Mostra Sindacale Interprovinciale dell’Abruzzo e Molise
1943-44: durante il Secondo conflitto mondiale, Muzi combatte sul fronte greco-albanese per poi passare tra le file della Resistenza greca
1945: partecipa alla prima mostra del Gruppo Artisti Aquilani, con annesso concerto pianistico
1947: partecipa al Premio Regionale Abruzzese, all’Aquila, ottenendo il primo premio con Ritratto di adolescente
1948: prende parte alla IV Mostra d’Arte organizzata all’Aquila dal Gruppo Artisti Aquilani del quale è membro
1951: partecipa alla VI Quadriennale Nazionale d’Arte al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dove tornerà nel 1953 in occasione della mostra L’arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia
1954-1962; 1967-1969: partecipa alle diverse edizioni annuali del Premio Nazionale F.P. Michetti a Francavilla al Mare
1955: viene fondata la Scuola comunale d’arte – poi Istituto Statale d’Arte -, intitolata al pittore dal 1999. Ha inizio la lunga carriera di Muzi in qualità di insegnante
1957: Muzi è direttore dei lavori di restauro della chiesa di San Lorenzo a Torino. Il lavoro di restauratore, che lo porta in giro per l’Italia e che egli affianca a quello di artista, gli permette di entrare in contatto con lo stimolante clima artistico del Dopoguerra
1960: partecipa ad Omaggio a Chopin dei pittori e scultori aquilani nel Castello cinquecentesco dell’Aquila e alla III Biennale di Arti Figurative di Abruzzo e Molise, ottenendo il primo premio e la “Soffrana d’oro”
1962: partecipa alla mostra De Sanctis, Mantovanelli, Marinucci, Muzi, Vetere alla Galleria Sanluca di Roma, riproposta alla Galleria Alfa di Venezia nel 1963
1963: partecipa a Dieci artisti abruzzesi oggi, rassegna organizzata al Castello aquilano parallelamente ad Aspetti dell’Arte Contemporanea, esposizione che fa conoscere gli artisti pop americani un anno prima della Biennale di Venezia del 1964
1965: viene eletto consigliere al Comune dell’Aquila e partecipa ad Alternative Attuali 2. Rassegna internazionale di pittura, scultura, grafica al Castello cinquecentesco dell’Aquila
1968: partecipa ad Alternative Attuali 3. Rassegna internazionale d’arte contemporanea al Castello cinquecentesco dell’Aquila
1980 (15-22 giugno): viene organizzata una sua personale antologica, Fulvio Muzi, pittore, nell’ambito del Premio Scanno – Gian Gaspare Napolitano 1980 per le Arti Figurative a Scanno
1982 (15 luglio-30 settembre): viene organizzata l’antologica Fulvio Muzi dal 1932 ad oggi: cinquant’anni di pittura, curata dal critico d’arte Enrico Crispolti e ospitata nel Castello cinquecentesco dell’Aquila
1984: a giugno viene inaugurato il murale realizzato da Muzi nell’aula consiliare del Comune dell’Aquila, commissionato dal sindaco Tullio de Rubeis per commemorare il 40° anno della Liberazione della città dall’occupazione nazista. L’artista muore nell’agosto dello stesso anno
La figura rappresenta il filo conduttore della produzione pittorica di Fulvio Muzi durante tutta la sua carriera. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, dopo una fase apertamente figurativa e dai toni espressionisti, i modi dell’Informale astratto rispondono a un’urgenza personale di espressione immediata del pittore. Muzi stesso, infatti, definisce questa stagione del suo lavoro “un nuovo recupero di spontaneità” poiché “l’urgenza del quadro non è più mediata da nessuna forma mentale (…)”. Nonostante ciò, la componente figurale permane attraverso il riferimento concettuale espresso nei titoli delle opere. Rappresentano questa fase le opere Figura (n. 7), Finestra (n. 3), Figure distese sulla sabbia (n. 8), Figure distese (n. 5).
Con questi dipinti dialoga il disegno Franco (n. 6), opera che ritrae il figlio del pittore: la figura del fanciullo è abbozzata ma riconoscibile mentre il tratto spesso del disegno, che rende il vigore del gesto e la materialità carica del carbone, rimanda ai modi della pittura Informale.
Di poco successivo alle date di queste opere è l’evento che lascia un segno evidente – seppur transitorio – nella pittura di Muzi. Nel 1963 si svolge all’Aquila, presso la sede del Castello cinquecentesco, l’esposizione Aspetti dell’Arte Contemporanea a cura di Antonio Bandera ed Enrico Crispolti. In questa occasione, per la prima volta in Europa, vengono presentate le nuove correnti artistiche del New Dada e della Pop art attraverso le opere di 13 pittori americani. Muzi, che è protagonista della temperie culturale e artistica cittadina, recepisce subito le novità provenienti da oltreoceano, lavorando a opere come Frammenti (n. 1), Interno (n. 2), Ritratto di un uomo della Resistenza (n. 4).
Muzi sperimenta i nuovi stili ma assorbe solo i modelli che reputa rispondenti alla propria poetica. Per questo motivo la stagione Pop del suo lavoro sarà breve e lascerà spazio negli anni Settanta a una fase di realismo visionario, che si esplicherà attraverso la rappresentazione di figure sospese nel vuoto e corpi nudi in caduta, e a un filone di ricerca legato al paesaggio locale, che esprimerà il rapporto viscerale del pittore con la montagna abruzzese.