La scoperta

Il ritrovamento

Mario Santarelli, titolare e amministratore unico dell’AMA, Anonima Materiali Argillosi, possedeva l’omonima Fornace, utilizzando per la produzione di laterizi una cava d’argilla che si trovava a Madonna della Strada, presso Scoppito (L’Aquila). Il 17 marzo 1954 comunica alla Soprintendenza alle Antichità degli Abruzzi e del Molise la scoperta di un elefante fossile nella sua cava; il documento che lo attesta, concesso gentilmente dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di l’Aquila e Teramo, impone la revisione della data del ritrovamento dello scheletro di un Mammut da parte degli operai che, perforando il terreno alla ricerca d’acqua a meno di un metro di profondità̀, sotto a uno strato di argilla e a uno di sabbia, ne rinvengono i primi resti.

La professoressa Angiola Maria Maccagno, direttrice dell’Istituto di Paleontologia dell’Università̀ di Roma, curò lo scavo e il restauro: le ossa c’erano tutte e lo scheletro poteva essere rimontato.

Come riportato nei resoconti di scavo, al momento della scoperta lo scheletro giaceva in connessione anatomica sul fianco sinistro e preservava con differenti stati di conservazione la maggior parte degli elementi ossei.

Come prevedeva l’art. 49 della Legge 1089 del 1° giugno 1939, nel 1956 all’ingegner Santarelli, fu corrisposto un premio come scopritore pari a 2.250.000 lire da parte del Ministro della Pubblica Istruzione, che lo comunica al Soprintendente alle Antichità di Chieti.

Scavo, recupero e restauro

Il nonno del Sig. Claudio Pietrosanti, appartenente ad una delle due famiglie Santarelli e Pietrosanti, che hanno donato al MuNDA una rilevante documentazione, parzialmente inedita, sul ritrovamento del fossile, Antonio Ferri, fu incaricato nel marzo 1954 del recupero e restauro delle ossa fossilizzate dalla Prof.ssa Angiola Maria Maccagno, direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Roma. Nonostante lo stato critico di conservazione delle ossa, il delicato lavoro di scavo e di primo consolidamento ne permisero un recupero ottimale, che risultò particolarmente difficile per i pezzi più fragili come le vertebre dorsali dalle lunghe apofisi spinose e le scapole.

In data 4 aprile 1957 il Comitato dei Ministri del Mezzogiorno autorizza la Cassa per il Mezzogiorno allo stanziamento di un massimo di 2.000.000 di lire per il completamento del restauro del reperto fossile.

Allestimento

Nella mostra documentaria permanente è esposto un documento rilevante, una nota del 15 novembre 1957 del Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti Guglielmo de Angelis d’Ossat, per conto del ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro, sull’allestimento di una sezione di paleontologia presso il Museo Nazionale d’Abruzzo.

Altri documenti attestano che il primo allestimento storico nel bastione est del Castello cinquecentesco risale agli anni Sessanta del XX secolo.

Che ci faceva un elefante a Scoppito?

Il clima e l’ambiente di 1.300.000 anni fa, in Abruzzo e in altre zone d’Italia, favoriva la vita dei grandi mammiferi, come accade oggi in alcune regioni dell’Africa.

Che ci fa un Mammut nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco?

L’imponente fossile dell’esemplare è esposto al pubblico dal 1960 nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco, prima sezione del Museo Nazionale d’Abruzzo.